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27 Marzo 2017 Il team di ProntoPannolino Consigli, Dalla redazione

Mio figlio ha un amico immaginario: ecco perché non c’è nulla di cui preoccuparsi (anzi!)

Nella prima infanzia sono tantissimi i bambini che si inventano un amico immaginario con cui giocare e dialogare; è un fenomeno completamente normale (anzi, come vedremo più avanti, estremamente utile per la loro crescita) ma che purtroppo preoccupa senza motivo molti genitori.

Tante mamme e papà hanno il timore che il loro piccolo abbia creato un amico immaginario perché incapace di relazionarsi con gli altri in maniera “normale” o perché non in grado di distinguere tra realtà e finzione.

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Tutte queste sono preoccupazioni frequenti ma (nella maggior parte dei casi) infondate, e in questo articolo vedremo perché, spiegando le motivazioni per le quali un bambino crea un amico immaginario e le ragioni per cui si tratta di un’esperienza di arricchimento che non deve assolutamente spaventare.

Qual è l’età in cui appare l’amico immaginario?

In linea di massima se un bambino si crea un amico immaginario lo fa dai 3 agli 8 anni circa; secondo una ricerca dell’Università di Washington e dell’Oregon circa 2 bambini su 3 in questa fascia di età hanno un amico immaginario con cui interagiscono durante la giornata (vi parlano, litigano, ragionano, giocano, etc.) mentre uno studio dell’università della Tasmania suggerisce che il fenomeno interessa principalmente i primogeniti.

Il bambino si rende conto che l’amico immaginario non esiste?

Sì, i piccoli di solito sono perfettamente coscienti che il loro amico immaginario è frutto della propria fantasia, non dobbiamo quindi pensare che il bambino soffra di allucinazioni.

Lo dimostra il fatto che, spesso, il bambino non vuole condividere con i famigliari i “segreti” che confida al suo amico immaginario: questo è perché si rende perfettamente conto che si tratta di fantasia.

Per quanto a noi adulti possa sembrare “assurdo” dialogare con un personaggio che non esiste, per i bambini è del tutto normale; per questo non bisogna ridicolizzare il bimbo o fargli presente che il suo comportamente è sciocco o inappropriato.

L’amico immaginario è una persona inventata o si ispira a qualcuno di davvero esistente?

Dipende da bambino a bambino; talvolta l’amico immaginario può prendere le sembianze di un animale o di un essere non umano (folletto, mostro, fata, etc.) ma – generalmente – questa figura di fantasia viene incarnata da una persona comune, spesso della stessa età, stesso aspetto e dello stesso sesso del bambino che la immagina; altre volte ha l’aspetto che il bambino desidererebbe avere.

Anche il carattere dell’amico immaginario può variare: la maggior parte delle volte è un amico buono, con caratteristiche che lo fanno andare d’accordo con il bambino; altre volte è un personaggio più dispettoso e monello ma – anche in questo caso – non c’è nulla di cui preoccuparsi.

Affidando all’amico immaginario il ruolo del “cattivo”, il bimbo può invece essere la controparte buona che si incarica di sgridare e, nel caso, punire l’amico che si è dimostrato disobbediente. In questo modo il bambino “gioca” a sperimentare la differenza tra il comportarsi bene e il comportarsi male, esercitandosi a conformarsi alle aspettative di mamma e papà.

In ogni caso l’amico immaginario, all’inizio, tende ad essere caratterizzato da una personalità piuttosto semplice che, però, diventa via via più complessa e slegata da quella del bambino con il passare del tempo; può anche presentare tratti tipici delle persone vicine al bambino (genitori, nonni, zii, maestre), ovvero gli adulti che, nella sua quotidianità, stabiliscono le regole di comportamento.

Un altro aspetto che tende ad accomunare gli amici immaginari è che questi hanno tendenzialmente una storia tutta loro, diversa da quella del bambino che li immagina: i compagni di fantasia sono spesso protagonisti di avventure emozionanti che raccontano poi al piccolo, magari in una lingua che solo loro due sono in grado di capire.

Essere l’unico (oltre all’amico immaginario) a capire una certa lingua (quella inventata) e condividere quindi con il personaggio di fantasia un segreto “esclusivo” dà al bambino maggiore sicurezza per affrontare il mondo esterno.

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Qual è la funzione principale dell’amico immaginario?

L’amico immaginario è un ascoltatore impareggiabile: è qualcuno a cui il bambino può raccontare per ore e ore ciò che gli è successo durante la giornata, quello che ha visto e sentito, le sue sensazioni, etc.

L’amico immaginario non ha mai fretta che il bambino finisca di parlare, non lo interrompe, è interessato a tutto quello che il bimbo ha da dire (anche a quelle cose per le quali gli adulti non sembrano dimostrare particolare interesse).

Se il bambino è felice l’amico immaginario lo sarà con lui; allo stesso modo se il piccolo è triste il suo amico di fantasia sarà in grado di condividere il suo dolore. Ma l’amico non si limita ad ascoltare perché, all’occorrenza, può anche fare domande, e lo fa con il linguaggio adatto alle capacità cognitive del bambino che l’ha inventato.

Per questo il piccolo sarà sempre in grado di comprendere le domande del suo amico immaginario e non si sentirà mai fuori luogo o disorientato.

Perché l’amico immaginario è importante e funzionale per la crescita di un bambino?

Anche qui, le ragioni sono diverse: prima di tutto l’amico immaginario aiuta il piccolo a capire meglio il limite tra ciò che è reale e ciò che è frutto della sua immaginazione; ricordiamoci che questa capacità lo accompagnerà poi per tutta la vita, ma in forme diverse (pensiamo ai dialoghi interiori che riproduciamo noi adulti nella nostra testa quando pensiamo a una situazione futura che dobbiamo che potremmo dover affrontare).

La presenza di un personaggio di fantasia che accompagna il bambino nella sua giornata lo aiuta ad appropriarsi della sua realtà esterna – ovvero il mondo che affronta ogni giorno – attraverso la strutturazione di quella interna, fatta di pensieri, fantasia e emozioni.

E’ così, infatti, che comincia il processo di acquisizione della propria identità personale, diversa da quella degli altri: grazie all’amico immaginario il bambino si rende conto che le persone attorno a lui hanno comportamenti, intenzioni e pensieri diversi rispetto a quelli che lui percepisce come propri.

Imparare ed accettare che gli altri hanno esigenze, bisogni e pensieri diversi dai propri è un traguardo importantissimo per un bambino, un’abilità che risulterà imprescindibile anche nella vita adulta; l’amico immaginario aiuta il bambino proprio a crescere nei rapporti sociali, svolgendo il ruolo di mediatore tra il bambino e gli altri.

In questo modo il piccolo è più stimolato a esprimere le emozioni (sia quelle allegre sia quelle più dolorose), potendo contare sulla figura dell’amico immaginario come ascoltatore comprensivo e paziente che non lo farà mai sentire solo.

Come bisogna comportarsi se il nostro bimbo ha un amico immaginario?

Prima di tutto, non bisogna preoccuparsi: come abbiamo visto finora si tratta di un fenomeno comunissimo e positivo.

Proprio perché si tratta di un’esperienza di vita molto utile per la crescita del bambino, ridicolizzarlo (perché “si sta inventando” un amico) o farlo sentire sciocco è dannoso e controproducente.

Bisogna invece dare al piccolo tutto lo spazio emotivo e mentale di cui ha bisogno per vivere al meglio questa esperienza; al bimbo non serve che gli adulti lo tormentino con domande (che spesso non può capire) sul perché ha inventato un amico di fantasia. E’ molto più utile, se il bimbo lo desidera e lo consente, prendere parte ai giochi e ai dialoghi con questo amico immaginario.

Attenzione però: lo si deve fare solo se il bambino manifesta la volontà di includerci nel rapporto tra lui e il suo amico immaginario; se vi entrassimo “a forza” contro la sua volontà (ad esempio quando siamo a tavola mettendoci a parlare a una sedia vuota senza che il piccolo ci abbia invitato a farlo) potrebbe rappresentare per lui un invasione di uno spazio personale.

Quando “sparisce” l’amico immaginario?

Trattandosi di un fenomeno legato alla prima infanzia (come abbiamo visto tende a manifestarsi tra i 3 e gli 8 anni), l’amico immaginario generalmente “scompare” autonomamente dopo circa 3 anni dalla sua “creazione”, quando il bimbo che l’ha creato sentirà che non ha più bisogno della sua compagnia.

Quando bisogna preoccuparsi?

Gli unici casi in cui è consigliabile chiedere il parere di uno specialista è quando superati i 9 anni di età circa il bambino continua ad avere un amico invisibile che riconosce come reale e non come un personaggio di fantasia, oppure se – insieme all’amico immaginario – il bambino (si parla sempre dai 9 anni in su) manifesta problemi di socializzazione oppure rifiuta la compagnia dei coetanei.

Altri possibili campanelli d’allarme che devono portarci a richiedere l’assistenza di uno specialista sono eventuali comportamenti violenti del bambino (verso sè stesso o verso gli altri), presenza di allucinazioni (spesso paurose) sia visive che uditive che si differenziano dai dialoghi immaginari con l’amico invisibile poiché spaventano profondamente il bambino.

In conclusione

Come abbiamo appena visto i casi in cui la mamma e il papà devono allarmarsi se il proprio bambino ha un amico immaginario sono pochissimi e non frequenti; in linea di massima questo fenomeno è fisiologico nella prima infanzia e non deve destare alcuna preoccupazione.

A volte può essere difficile per i genitori accettare che il loro bimbo abbia uno spazio proprio che non vuole condividere con loro: dobbiamo ricordarci però che il rapporto con l’amico invisibile sta aiutando il nostro bimbo a creare la sua identità e a percepire che ciò che sente è diverso da ciò che sentono gli altri (mamma e papà compresi).

Non dobbiamo comunque smettere di cercare il dialogo con il nostro bambino: rispettando i suoi spazi e le sue volontà, anche se alcuni “segreti” verranno confidati solo all’amico immaginario, facciamoci vedere sempre pronti ad ascoltare e interessarci a ciò che il nostro piccolo vuol dirci o dimostrarci con le sue emozioni e i suoi comportamenti.

Amico immaginario o meno, per un bambino è fondamentale percepire che le sue figure di riferimento sono presenti quando ne ha bisogno.

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